Giorno della Memoria
Il 27 gennaio gli alunni della scuola
Jona hanno avuto l’opportunità di riflettere sul tema della memoria, intesa
come mezzo per mantenere vive le lezioni del passato e non ripeterne gli
errori. In particolare, gli errori su ci siamo confrontati sono quelli che
durante la Seconda Guerra Mondiale hanno portato all’antisemitismo, tema sul
quale abbiamo svolto una serie di attività diversificate per materia
d’insegnamento.
Per creare consapevolezza intorno
all’orrore della Shoah - termine ebraico tratto dalla Bibbia che
significa tempesta devastante e usato ad indicare lo sterminio del popolo
ebraico - le classi hanno svolto diverse attività, di cui ne vogliamo ricordare
due, come piccoli segni della memoria: l’esecuzione di una strofa di una
canzone scritta da Elie Botbol che riprende un versetto del Salmo 23, cantato
dagli ebrei durante lo Shabbat, ovvero il giorno di riposo che per gli Ebrei è
il sabato; e il commento di una frase di Liliana Segre che riporta l’attualità
del linguaggio d’odio sulla rete.
La memoria è come un blocco di cera,
quanto più profonde e nitide sono le impronte, tanto più chiari e certi
risultano i ricordi. Per questo la classe terza G ha affrontato il tema del
ricordo attraverso le note indelebili del brano Gam Gam, secondo l'arrangiamento di Ennio Morricone fatto per la colonna sonora del film "Jona che visse nella balena".
La tecnologia e i social media
riescono sempre a coinvolgere i ragazzi, e l’esperienza di YouTube si è
rivelata una buona occasione per parlare di violenza verbale, che in rete è
diventato comune chiamare hate speech, linguaggio d’odio, tema
diventato virale nei nuovi media che riportano sempre più spesso commenti
sessisti, insulti razzisti e attacchi omofobi. La conclusione, condivisa dagli
alunni delle classi seconda E e terza H è stata la seguente: possiamo e ci
dobbiamo opporre al linguaggio d’odio, anche perché il silenzio e
l’indifferenza con cui accogliamo le offese ad altri corrono il rischio di
trasformarsi in consenso e legittimazione dell’insulto, facendo di noi dei
complici. La democrazia richiede quindi partecipazione attiva e senso civico.