giovedì 12 dicembre 2019

Progetto Erasmus + Asti - Chambly


Alla scuola Jona arrivano i francesi ...




Vivre l’écocitoyenneté en Europe è il titolo del progetto Erasmus + che la scuola secondaria di primo grado Jona di Asti ha avviato nello scorso mese di novembre e che proseguirà per gli anni scolastici 2019/20 e 2020/21, con l’intento di sviluppare nei ragazzi un più forte senso di appartenenza alle istituzioni europee, stimolando i futuri cittadini ad adottare un comportamento etico e responsabile nei confronti dell’ambiente.
Attraverso il tema trasversale dell’ecocittadinanza, che investe più discipline come la geografia, le scienze, la tecnologia, l’arte e la letteratura, il progetto punta a rafforzare lo scambio culturale e l’utilizzo delle lingue straniere europee coinvolte nel gemellaggio tra la scuola Jacques Prévert di Chambly le la scuola Jona dell’Istituto Comprensivo 1 di Asti.
Il gruppo di studenti della Jona di Asti che partecipano al gemellaggio.

Ma perché dobbiamo sviluppare l’uso delle lingue attraverso contenuti disciplinari? A tal proposito è utile ricordare la storia della formazione dell’Europa, che a partire dall’incoronazione di Carlo Magno e passando per la nascita di Carlo V, si è configurata e strutturata nell’attuale Unione Europea: “Parlo in spagnolo a Dio, in italiano alle donne, in francese agli uomini e in tedesco al mio cavallo” diceva Carlo V d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero. L’imperatore utilizzava lo spagnolo nella preghiera, in quanto lingua materna, l’italiano come lingua di seduzione e legata alla bellezza delle cose terrene, il francese come lingua della diplomazia e il tedesco per dare ordini e comandare.
Ovviamente per Carlo V l’uso delle lingue straniere era funzionale al governo di un territorio eterogeneo e al potere politico della dinastia degli Asburgo, ma anche le neuroscienze avvalorano il peso dello studio delle lingue straniere sullo sviluppo della forma mentis. Conoscere più di due lingue infatti fa bene alla salute, rafforza le capacità cognitive, rallenta la progressione di malattie degenerative come l’Alzheimer e aiuta a conservare più a lungo le funzioni cerebrali rafforzando la memoria. Per questo e per ragioni culturali, la scuola Jona punta a favorire lo sviluppo delle competenze disciplinari veicolate dall’uso delle lingue straniere come il francese.

La pratica della lingua francese per gli studenti di Asti e lo studio dell’italiano per i corrispondenti di Chambly sarà il fil rouge capace di legare e accompagnare il tema dell’ecocittadinanza nelle varie declinazioni disciplinari. In particolare, il progetto prevede tre tipi di mobilità da parte degli studenti (Asti-Torino, La Ciotat e Chambly-Paris) finalizzate a realizzare azioni concrete di sensibilizzazione e di protezione dell’ambiente dei due Paesi partner, allo scopo di sviluppare competenze linguistiche, sociali, tecnologiche e stimolando al contempo la cooperazione culturale, lo spirito d’iniziativa e di solidarietà.
L’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, attraverso la pubblicazione sulla piattaforma e-twinning, favorirà la nascita dello spirito di un gruppo coeso e impegnato verso la conoscenza e la valorizzazione dell’ambiente naturale e antropizzato. Al fine di formare i futuri cittadini eco-responsabili le diverse esperienze laboratoriali, a cui parteciperanno gli alunni coinvolti nel progetto, avranno lo scopo di sviluppare un’etica della responsabilità e del mantenimento dell’integrità ecologica affermando la necessità di estendere i principi di tutela della risorsa naturale anche alle zone antropizzate e ai valori storico-culturali ad esso connessi, come il paesaggio agrario collinare astigiano e i paesaggi letterari, evidenziando l’importanza degli spazi verdi, come giardini e parchi (Rocchetta Tanaro) in relazione ai corridoi ecologici fluviali, come quello del Borbore e del Tanaro. Il progetto, che si concluderà con una mostra pubblica, ha l’ambizione di far emergere la complessità del paesaggio secondo tre diverse dimensioni: quella del paesaggio economico-sociale delle colline viti-vinicole e del paesaggio fluviale; quella storico-culturale, di estrema importanza per Paesi come l’Italia e la Francia, i cui paesaggi sono direttamente fondati sulla storia abitativa e sui processi di acculturazione; quella semiotica ed estetica, legata all’immagine e ai simboli che il paesaggio ha assunto a seguito dei resoconti di viaggio di scrittori, artisti e ambasciatori.
In definitiva, gli alunni italiani e francesi coinvolti nel progetto di gemellaggio biennale potranno sperimentare come la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi passi necessariamente attraverso il riconoscimento, la condivisione e la conoscenza del patrimonio ambientale da cui noi tutti dipendiamo.
Alessandro Cutelli

martedì 10 dicembre 2019

Mostra sugli impressionisti ad Asti


Monet e gli Impressionisti in Normandia -  Asti, Palazzo Mazzetti

Disegno di Giulia Mattina 3E.

Dal 13 settembre 2019 al 16 febbraio 2020 i capolavori della collezione
Peindre en Normandie sono approdati ad Asti e, alcune classi della scuola media Jona, si sono recate alla pinacoteca di Palazzo Mazzetti per ammirare i colori e comprendere il linguaggio pittorico di Monet, Boudin, Dubourg, Daubigny, Gudin, Delacroix, Corot e molti altri.
Elaborati a cura di Vasco Zanetti, Gianmichele Lombardi,
Jennifer Ritrovato e Giulia Mattina, 3E.
Alcuni alunni della classe 3E hanno voluto testimoniare la loro esperienza attraverso le seguenti riflessioni sulla mostra “Monet e gli impressionisti in Normandia”:
Osserva l'arte, giudicala, ammirala, e apprezzala.
Questo mi suggerisce l'esperienza della visita alla mostra.
Ilaria Garino
Andate alla mostra, non è una proposta!
La mostra mi è piaciuta così tanto che mi sento autorizzata a impartire questo ordine a chi non l'abbia ancora vista. I quadri, i loro colori, i soggetti rappresentati: proverete tantissime emozioni diverse
Elisa Pisana

L'arte, in tutte le sue forme, è libertà e ci permette di sentirci LIBERI, esprimendoci nel modo che ci sembra più adatto alla nostra personalità.
L'arte è anche lo SPECCHIO di ciò che siamo, l'espressione della nostra anima: è proprio la mostra che mi ha fatto capire l'importanza che ha l'arte per me
Giulia Mattina
Anziché spendere per consumare, spendi per imparare!
Riccardo Passera
La mostra sugli impressionisti è stata impressionante!
Quanto ho apprezzato i quadri, i colori, le pennellate e le spiegazioni precise e dettagliate della nostra guida sulle opere e sui pittori!
Alessandro Bova
Il mio punto di vista sulla mostra è questo: le opere sono piacevoli da osservare ma non solo, perché affascinano e trasmettono emozioni positive e intense, rispecchiando l’interiorità dell'autore. Per queste ragioni, la mostra è un evento da non perdere.
Francesca HOXHA

Alunni della 1G in visita alla mostra.
Inoltre, molti studenti si sono calati nella parte del pittore impressionista realizzando alcune copie di famose opere come: Impression soleil levant, di Claude Monet, (Mattina Giulia 3E) oppure riproduzioni di Coucher du soleil à marée basse di Eugéne Boudin (alunni 1G).
Libere interpretazioni del dipinto di Boudin a cura degli alunni di 1G.

Durante la visita guidata alla mostra, gli alunni della classe 1G hanno così deciso di “adottare” un quadro dedicandosi alla libera interpretazione del dipinto intitolato “Bassa marea al tramonto” di Eugène Boudin. In tal modo hanno affrontato la loro prima esperienza con i colori a tempera applicando la teoria del cerchio cromatico di Itten.

Disegni degli alunni della classe 1G.


lunedì 9 dicembre 2019

Un poster per la pace



Un poster per la pace

Anche quest’anno la nostra scuola, con le classi IG, IIG, IIF, IIIG, ha aderito al Concorso “UN POSTER PER LA PACE” indetto dal Club Lions International e presentato dal club Lions Asti Alfieri.

La tematica del concorso era nello specifico “IL CAMMINO DELLA PACE”



Partendo da alcune riflessioni svolte in classe, è emerso quanto segue: 


"Il rispetto e lo sviluppo della vita umana richiedono la pace. La pace non è la semplice assenza della guerra e non può ridursi ad assicurare l'equilibrio delle forze contrastanti. La pace non si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, il rispetto della diversità e l'assidua pratica della fratellanza."

Successivamente gli alunni hanno prodotto dei disegni con l'intento di interpretare i concetti della pace espressi in classe.


La commissione giudicatrice ha scelto 4 disegni che saranno premiati in primavera e parteciperanno alla selezione finale che si terrà negli Stati Uniti d’America.
In bocca al lupo ragazzi!

Prof.ssa Assunta Barone

domenica 6 ottobre 2019

La scuola Jona partecipa al Fridays for Future



PARLIAMO DI … AMBIENTE


In appena settant'anni sono stati fatti passi da gigante in campi come trasporti, comunicazioni e tecnologia. La popolazione della terra è quasi triplicata. Tutto ciò ha prodotto cambiamenti economici senza precedenti.
Per arrivare a questo, però, si è dovuto pagare un prezzo: il progresso sta mettendo a dura prova i cicli naturali della terra!
Secondo i geologi, siamo entrati in una nuova era definita Antropocene, termine che indica l'epoca attuale, nella quale all'essere umano e alla sua attività sono attribuite le cause principali delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche. In questa nuova era l’impatto dell’uomo sul pianeta sta diventando sempre più evidente.
Da molto tempo gli scienziati cercano disperatamente soluzioni per invertire questa tendenza.
Noi cosa possiamo fare?
La più grande manifestazione per l'ambiente mai organizzata

Fridays for Future: 2500 eventi in 150 nazioni!

Il 27 settembre 2019, in Italia, 160 città hanno fatto sentire i loro cori "green"!
Cos'è il Fridays for future? Com'è nato lo sciopero?
Il Fridays for future è un grande movimento studentesco, nato in risposta all'attivismo di Greta Thunberg, una sedicenne svedese che dall'agosto del 2018 ogni venerdì, manifesta davanti al parlamento del suo Paese.

Negli ultimi mesi Greta sta spingendo migliaia di ragazze e ragazzi a scioperare il venerdì e a riunirsi nelle piazze di tantissime città per chiedere a gran voce ai governi azioni concrete contro i cambiamenti climatici, reclamando il diritto al proprio futuro.

Anche Asti offre il suo contributo
Grande partecipazione della nostra città al terzo sciopero globale per il futuro organizzato dal movimento Fridays for Future Asti!
 
La classe 3D durante il corteo in corso Alfieri.
Il movimento Fridays for Future Astigiano è composto da circa venti studenti delle scuole superiori e dell’università.

Ad aderire al corteo sono stati gli alunni delle scuole primarie e medie con i loro insegnanti, i ragazzi delle scuole superiori, sindacalisti e molti cittadini.

Il corteo è iniziato alle 9,30 in Piazza San Secondo, poi si è spostato per le vie cittadine con il seguente percorso: via Gobetti, corso Alfieri, piazza Cairoli, piazza Cagni, piazza Roma e ritorno in piazza San Secondo.

Striscioni, slogan e canzoni hanno richiamato i tragici eventi che stanno accadendo sulla Terra dovuti a politiche e modi di vivere che non rispettano l’ambiente.

La classe 3G in piazza San Secondo.

La classe 3C in piazza San Secondo

Tra centinaia di partecipanti, anche noi...
Le nostre impressioni
Anche noi alunni di terza della scuola media Jona siamo stati alla manifestazione ed abbiamo trovato la partecipazione a questo corteo molto stimolante. Ci sembra incoraggiante, infatti, vedere così tante persone di una piccola provincia riunirsi per testimoniare la loro preoccupazione di fronte a politiche che stanno rovinando la Terra e il futuro delle nuove generazioni, di cui facciamo parte anche noi.
Siamo però rimasti delusi e avviliti quando ci siamo accorti che alcuni degli stessi ragazzi che manifestavano hanno abbandonato bottigliette, lattine e altra spazzatura nelle vie e nelle piazze dove è passato il corteo. Questo ci fa capire che molte persone non hanno ancora capito cosa significa rispettare l'ambiente.
Come si potrebbe dare una mano…
Per i governi
In tutti i Paesi del mondo i governi dovrebbero promulgare leggi in favore dell’ambiente e pretendere che sul proprio territorio tutti le rispettino.
Il respiro della Terra a la CO2 in un anno. Fonte: NASA Goddard


Per Le multinazionali
Nel corso degli ultimi decenni le multinazionali hanno contribuito a danneggiare il pianeta per garantirsi sempre maggiori profitti. Però ultimamente, nel tentativo di dare una risposta alle richieste sempre più pressanti dei consumatori, stanno cercando di redimersi, diminuendo per esempio l'utilizzo di plastica nei loro prodotti e in generale studiando sistemi produttivi che abbiano un impatto più leggero sugli equilibri della nostra terra. Devono continuare su questa strada!
Per Noi
Siamo soprattutto noi cittadini e consumatori che dobbiamo cambiare le nostre abitudini.  Già in occasione dello sciopero di alcuni mesi fa noi studenti della Jona abbiamo fatto al sindaco una serie di proposte per la nostra città:
-più fontanelle
-più zone verdi e più alberi
-più casette dell'acqua
-più piste ciclabili
-boccioni d'acqua nelle scuole e distribuzione di borracce per ridurre il consumo di plastica.

Il manifesto Jona con i post raccolti durante la manifestazione tra i nostri compagni.

Inoltre è fondamentale che ciascuno di noi riveda i propri comportamenti quotidiani, rinunciando, anche se con un po’ di disagio, a qualche piccola comodità non proprio necessaria e abbandonando tante cattive abitudini che non fanno bene al nostro pianeta.
Forse questa è la cosa più difficile, ma solo con un impegno concreto e costante da parte di tutti potremo vedere dei risultati.
 Alessia Giulia Penna, classe 3D
Luca Valentino Riviello, classe 3D

giovedì 5 settembre 2019

Concorso "Inventa un mito"


MITO: LA NASCITA DEL FUOCO

- Come nacque il fuoco?- chiese un giorno il piccolo Giorgio al nonno, in quell'intenso periodo dei tanti “perché?”.
Il nonno, a cui piaceva raccontare storie al nipotino, iniziò a inventare.
- Per scoprirlo dovremo provare a tornare indietro nel tempo, a moltissimi secoli fa-  rispose - subito dopo la nascita della Terra. Come hai già letto in parecchie storie, fu Dio a creare tutto ciò che ti circonda: alberi, piante, animali, cielo e terra. Un giorno, però, si sentì solo: certo, era bello coccolare gli animali, ma aveva bisogno di qualcuno con cui parlare “faccia a faccia”. Allora afferrò una manciata di terra bagnata e iniziò il suo ambizioso progetto: Dio aveva molta immaginazione! Non era però altrettanto bravo nella pratica: il primo modello sembrava più un alieno, che una figura simile a lui… quel giorno creò il primo alieno! - disse il nonno, fermandosi un momento per riprendere fiato. Poi continuò.
- Dopo parecchi tentativi, riuscì a creare una prima figura umana; aveva qualche dettaglio da perfezionare, ma si riteneva comunque soddisfatto. Chiamò la propria creatura “uomo”. Dio iniziò subito a spiegare all'uomo le principali regole per la sopravvivenza sulla Terra: come cacciare, pescare, cucirsi dei vestiti.
Dio non sapeva che anche l’uomo sarebbe stato in grado di creare qualche cosa di molto importante: i fenomeni atmosferici. -
- Cosa significa fenomeno atmos… quello che hai detto tu? – chiese Giorgio.
- Sono tutti quei fenomeni responsabili del tempo di ogni giorno - rispose il nonno, continuando a raccontare – ma dove eravamo rimasti? Ah sì, stavo dicendo che cominciò a verificarsi una cosa straordinaria: la temperatura e la luce della giornata variavano quando l’uomo provava per la prima volta una sensazione nuova, mai vissuta fino a quel momento.
- Nonno, stai dicendo che l’uomo creava qualcosa di nuovo attraverso i suoi primi sentimenti? – chiese Giorgio, incantato dal significato che il racconto pian piano stava assumendo.
- Sì, proprio così! Infatti, la prima volta che la preda appena catturata era riuscita a scappargli, l’uomo provò una sensazione mai sperimentata fino a quel momento: la rabbia. Quel giorno fu pieno di tempeste di vento e forti temporali, con fulmini che squarciavano il cielo e tuoni che rimbombavano sonoramente. La prima pioggia cadde poco dopo, quando il cuore dell’uomo concepì dentro di sé lo stato d’animo della tristezza – spiegò il nonno, continuando il racconto al piccolo Giorgio, pieno di meraviglia.
- Così, a ogni sentimento corrispondeva un nuovo volto della natura… Quando l’uomo, dopo una faticosa ma inutile giornata di caccia, non potendo offrire nulla a Dio, si sentì in colpa e deluso, comparve per la prima volta la nebbia. Ci fu poi la prima nevicata, quando l’uomo sperimentò un magico momento di tranquillità e leggerezza; e, finalmente, da un sorriso di intensa felicità e allegria ebbe origine il sole.
Un giorno, per non lasciare l’uomo da solo, Dio decise di crearne un altro. I due divennero amici: si aiutavano nei momenti di bisogno, si sostenevano a vicenda. Durante una solita mattinata di caccia, un giorno il compagno venne attaccato da una bestia feroce; l’uomo cercò di aiutarlo, ma il sentimento che provava per lui non era abbastanza intenso per spingerlo a rischiare la propria vita. Il secondo uomo morì, aggredito dall'animale.  –
Il nonno si fermò un momento per capire se avesse esagerato con la descrizione cruenta della scena, ma Giorgio ascoltava attento senza perdersi nemmeno un singolo dettaglio. Allora proseguì.
- Dio volle dare vita a un’altra creatura, poiché l’uomo era di nuovo rimasto da solo: la donna. La donna era aggraziata e sensibile: preferiva accudire la capanna e creare vestiti con le pellicce degli animali cacciati, piuttosto che catturare prede e intagliare armi. Un giorno, durante un battuta di caccia, si presentò nuovamente la bestia che aveva già ferocemente ucciso. L’uomo riconobbe prontamente quell’animale pericoloso, e si precipitò verso la donna per cercare di proteggerla. La bestia li attaccò, ma da subito l’uomo decise di fare da esca per spingerla verso di sé, mentre la donna sarebbe fuggita altrove: cercava di attirare la sua attenzione, anche a costo di farsi graffiare il corpo ed essere ferito. Ad un certo punto, però, il feroce animale si accorse anche della presenza della donna e le si avvicinò. L’uomo ebbe l’istinto di non approfittare della situazione per scappare: anzi, sentì di voler salvare la donna. Decise di utilizzare le ultime forze che gli erano rimaste per scagliare una lancia dritta al cuore della bestia, che perse la vita all'istante. Purtroppo anche l’uomo morì, a causa delle troppe ferite procurategli dall'animale.
Proprio in quel momento, dal suo cuore scaturì un nuovo sentimento: l’amore. Uno dei più nobili dell’animo umano, il legame più forte che abbia mai unito l’uomo alla donna, una fiamma che brucia dentro e per la quale si farebbe di tutto perché possa rimanere accesa…anche perdere la propria vita.
E infatti fu proprio così: in quel momento ebbe origine il fuoco, cioè il simbolo naturale di vita e passione, senza il quale non si può davvero vivere. -  

Concluso il racconto del nonno, il piccolo Giorgio riuscì a pronunciare solo un meravigliato “wow!”. Era rimasto affascinato, incantato da questa insolita e meravigliosa spiegazione… ed era pronto a fare molte altre domande.
- Nonno, come nacque il mare? -  chiese Giorgio; e il nonno iniziò a raccontare una nuova magia.



Irene Gianuzzi, Classe III E
Secondo posto al Concorso "Inventa un mito" promosso dal Liceo Classico Vittorio Alfieri di Asti.

mercoledì 4 settembre 2019

Anniversario della fondazione della chiesa di San Pietro ad Asti


CHIESA DI SAN PIETRO: UN ANNIVERSARIO IMPORTANTE


Quest’anno ricorrono i 90 anni dalla fondazione della Chiesa parrocchiale di San Pietro, che venne infatti consacrata il 9 dicembre 1929.
E’ la chiesa del nostro quartiere, punto di riferimento per tanti bambini e ragazzi che frequentano le scuole dell’Istituto Comprensivo 1. Due alunne della Scuola “Jona”, che partecipano agli incontri del Catechismo e alle attività parrocchiali, hanno voluto svolgere un’interessante ricerca storica sulle origini e la costruzione della Chiesa di San Pietro, per dare risalto a questo importante anniversario.
La nostra odierna chiesa parrocchiale è profondamente legata alla storia del complesso monumentale di San Pietro. 
Il Battistero fu edificato tra il 1100 e il 1130 a pianta circolare per riprodurre, nel proprio modello architettonico, il Santo Sepolcro di Gerusalemme; probabilmente fu fondato dal Vescovo di Asti Landolfo di Vergiate, che aveva partecipato alla prima crociata. Nel XIII secolo assunse il titolo di San Pietro in Consavia, e venne arricchito del chiostro porticato.

Nel corso del XV secolo, adiacente al Battistero venne edificata una chiesa, ampliata e modificata a più riprese durante i secoli: la cappella Valperga (a pianta quadrata, costruita tra il 1446 e il 1467 per volontà del priore Giorgio Valperga), che successivamente risultò trasformata in una chiesa longitudinale, alla quale venne annesso un portico, creando in questo modo una nuova facciata sulla strada principale.
La facciata, infatti, era esposta su Corso Alfieri all’angolo con Piazza I Maggio, e da qui si accedeva internamente al Battistero. C’è un legame profondo che unisce idealmente questa chiesa quattrocentesca alla nostra odierna chiesa parrocchiale di San Pietro. Abbiamo trovato, in un volume del 1934 intitolato “Storia della Chiesa di Asti” del canonico Lorenzo Gentile, un’indicazione storica importante: “San Pietro è troppo angusta per la numerosa popolazione che conta, onde l’attuale Don Emilio Cavallotto si faceva iniziatore di una nuova chiesa monumentale in stile gotico; […] nel 1929 già era condotta a termine. E’ veramente una chiesa monumentale per la mole e la bellezza artistica”.

Da questo punto inizia la storia della nostra Chiesa di San Pietro, la nuova chiesa parrocchiale in stile neogotico: nel 1923 venne posta la prima pietra, su progetto dell’ingegner Gallo di Torino, ma i lavori iniziarono effettivamente soltanto nel 1926.
Grazie ai bollettini parrocchiali “La voce di San Pietro”, che abbiamo consultato, abbiamo potuto ripercorrere alcune tappe fondamentali della costruzione. Il parroco nutriva sempre grande fiducia nella validità del progetto, ma le spese da sostenere erano molto elevate; per questo motivo si affidava alla generosità dei fedeli e si raccomandava continuamente al buon cuore dei parrocchiani, invitandoli a cospicue offerte in occasione di matrimoni e battesimi, o in memoria dei defunti, o per celebrare grazie ricevute. Donando un contributo si rendeva possibile la realizzazione delle colonne, con il nome inciso dei benefattori. Il parroco esprimeva le proprie grandi speranze, ma anche i profondi dubbi sull'effettiva riuscita di questo grandioso progetto, che venne illustrato sui bollettini a partire dal 1924.

Ogni fase della costruzione veniva comunicata e documentata dal parroco ai propri fedeli: dopo le fondamenta, nella primavera del 1927 vennero edificati il pavimento e le colonne (alte 4,5 metri di altezza), per arrivare alla realizzazione del tetto tra il dicembre 1928 e il febbraio 1929. Il campanile venne ultimato nel maggio 1930, ma la consacrazione era già avvenuta il 9 dicembre 1929 ad opera di Don Luigi Spandre, vescovo della Diocesi.
Lo stato attuale degli edifici del complesso monumentale di San Pietro è frutto di un intervento di restauro realizzato negli anni 1930-1931 da Niccola Gabiani, storiografo della città di Asti e restauratore del Comune, che realizzò un progetto per recuperare il complesso monumentale nella sua forma e struttura originali: i lavori di demolizione vennero avviati nella primavera del 1930.


A vent'anni dalla consacrazione della nuova chiesa parrocchiale di San Pietro (detta San Pietro Nuova), tra il 1951 e il 1952, venne incaricato dell’esecuzione degli affreschi il pittore Giovanni Bevilacqua. 

Nel Presbiterio vennero realizzate tre scene che illustrano la vita di San Pietro: “La liberazione di San Pietro”, “La consegna delle chiavi” e “Il martirio di San Pietro”. Nelle cappelle del transetto furono poi dipinti due grandi affreschi ai lati di ciascun altare: quello del Sacro Cuore con “Gesù crocifisso, il cuore trafitto dalla lancia” e “Venite ad me omnes”, del 1951; quello della Madonna con “La Natività di Maria” e “L’Assunta”, del 1952.
E’ stato molto interessante ripercorrere le varie tappe della costruzione della Chiesa di San Pietro, che frequentiamo e a cui siamo affezionate; ringraziamo Don Beppe e Don Mauro per questa opportunità.

Elena Massa ed Elisa Milanesi – Classe 3 A - Scuola secondaria di primo grado“Olga e Leopoldo Jona”


mercoledì 3 luglio 2019

Spettacolo di fine anno 2018-2019



Dipingo il mio sogno - Il musical

Avete mai provato a chiudere gli occhi e immaginare di poter entrare in un'opera d'arte? Credete che sia impossibile? Io ci sono riuscito, e sapete come ho fatto? Grazie al talento, alla passione e al coraggio del gruppo teatrale della scuola Jona di Asti, guidato dai professori Dario Inserra e Barbara Benso. 
Anche quest'anno, la scuola secondaria di primo grado Olga e Leopoldo Jona ha voluto festeggiare la conclusione di un proficuo, impegnativo ma “concorsualmente” glorioso anno scolastico con uno spettacolo dal titolo "Dipingo il mio sogno", messo in scena il 28 maggio 2019 al teatro Alfieri di Asti, alla presenza del sindaco della città, della dirigente scolastica, del corpo docente e di molte famiglie e alunni del quartiere.

Il musical si sviluppa a partire da una celebre frase del pittore olandese Vincent Van Gogh: "Sogno di dipingere e poi, dipingo il mio sogno".
Seguendo questa massima, un timido e garbato custode di museo introduce lo spettatore sulla scena onirica del proprio sogno, che inizia solo quando l'ultimo visitatore ha varcato la soglia e le luci del museo si sono spente. In quel momento il custode rivive l'emozione del pittore olandese della "Notte stellata".
La scena mi riporta subito ai fotogrammi del film "Bruegel, le moulin et la croix " del regista polacco Lech Majewski che nel 2011 racconta la storia delle Fiandre occupate dagli spagnoli nel 1564. Come il regista utilizza la tecnica dell'animazione animata per far rivivere la quotidianità dei personaggi di un dipinto di Pieter Bruegel, così gli ideatori dello spettacolo, il prof. Inserra e la prof.ssa Benso, riescono attraverso il musical a dar vita alle tele del museo narrando con ironia le fantasiose, quanto bizzarre, relazioni interpersonali dei soggetti dipinti.
I giovani interpreti del gruppo teatrale Jona sono riusciti così a rendere vive le opere d'arte, permettendoci di sperimentare un'immersione nella storia dell'arte passando dal “Discobolo” di Mirone, statua dell’antichità in cui la rappresentazione atletica acquista movimento, al neoclassico “Amore e Psiche” di Antonio Canova, fino alla meditazione del "Penseur" di Auguste Rodin, icona bronzea del nostro sommo poeta che, davanti alle porte dell'inferno, medita sul proprio poema.
All'imbrunire, quando l'ultimo visitatore ha lasciato la sala, i quadri prendono vita, si animano e ci regalano un piccolo affresco della storia dell'arte occidentale e dei valori in essa rappresentati.
É dal misterioso e velato sorriso de "La Gioconda" di Leonardo Da Vinci, di cui proprio quest'anno ricorre il 500° anniversario della morte, che tutto ha inizio. L'enigmatica e petulante donna Lisa dà il via ad una burlesca quanto improbabile conversazione con il “Mangiafagioli” della tela di Annibale Carracci. L'ironico dialogo si allarga poi coinvolgendo un'altra opera del genio del rinascimento italiano, la "Dama con l'ermellino", la cui personalità si esprime in un duetto rap tra la nobildonna e amante di Ludovico Sforza, ora cantante e ventriloqua, ed il simbolico bianco animaletto.

La cosa sorprendente è che, malgrado i testi dei dialoghi siano trattati con leggerezza, il tema dell'animazione delle opere d'arte nasconde un concetto più ampio e profondo che ha a che fare con il mondo della scuola, e la pedagogia in genere, ossia fa emergere lo scopo educativo della crescita di un soggetto in un determinato contesto. Come i personaggi rappresentati si trovano influenzati dai fattori sociali, culturali e interpersonali anche nei tratti fisionomici, così pure la crescita dei nostri alunni dipende dalle interrelazioni dinamiche tra i fattori personali e ambientali.
Il musical diventa scuola, e in parte dimostra come le istituzioni scolastiche debbano interagire con il "mesosistema" del soggetto, ossia curare le relazioni tra famiglie e insegnanti. Ma il soggetto interagisce anche con il "microsistema", rappresentato dal quartiere in cui vive, dai coetanei, dagli amici, che ne influenzano l'atteggiamento, la predisposizione a imparare e la personalità, come dimostra la petulante Monna Lisa che litiga con il Mangiafagioli.
Sul palco poi si alternano altre scene di animazione di opere d'arte, come quella che ci riporta al surrealismo di René Magritte con i nostri giovani attori che personificano l'uomo con la bombetta e il volto coperto da una colomba e quello coperto da una mela verde sospesa in aria.
Seguono poi le lezioni di danza, in particolare di un artista davvero appassionato di balletto come Edgar  Degas,  dove il gruppo di ballo Jona interpreta con armonica precisione le coreografie della prof.ssa Benso, sulle note della celebre "Danza delle ore" di Amilcare Ponchielli.
Intanto il tempo passa nelle sale dell'immaginifico museo Jona, ed è sempre un'opera d'arte a ricordarcelo:  "La persistenza  della memoria " di Salvador Dalí, a seguito della quale lo spazio scenico si apre per ospitare la "Ragazza con palloncino" dell'artista e writer inglese Banksy che si riproduce replicandosi in più "ragazze con palloncino" che si muovono in evoluzioni coreografiche che mettono in luce la caducità dell'opera d'arte stessa, che l'autore distrugge.


Ma a rompere il silenzio e la tenera atmosfera serafica è il folle "Urlo" del pittore norvegese Edvard Munch, che partendo dalla platea si dispera in un passo affrettato e un suono deformante, fino a raggiungere il palco dove l'orecchio dello spettatore trova pace e l'occhio riflette l'equilibrata armonia de "La Nascita di Venere" di Sandro Botticelli. In effetti, osservandola alla galleria degli Uffizi di Firenze, non saremmo riusciti a coglierne i tratti così "contemporanei" come quelli di una Venere in procinto di partire per una vacanza che si scontra con il problema della diffusione dell'uso di termini inglesi nella comunicazione di massa. Ma anche questo è intrattenimento, e ci regala un sorriso.

Allo stesso modo rivive la Pop Art di Andy Warhol che viene rappresentata da un gruppo di giovani attrici impegnate a immedesimare la serialità degli oggetti di uso comune attraverso un dialogo che, con ironia, esalta la ripetizione ossessiva delle parole, a guisa della tipica tendenza del dadaismo di Zurigo, stranamente impegnato a combattere l'arte.
Mi commuovo, poi, quando dai frammenti della grande tela "Guernica" di Pablo Picasso vedo avanzare un gruppo di attori turbati e scossi che in un crescendo di collera recitano un testo liberamente ispirato ad una poesia di Gianni Rodari. 
Il testo adatta il tema di condanna della guerra e lo attualizza, ma rievoca in alcuni di noi le bellissime parole del poeta:
[...] “Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra".
Il museo immaginifico Jona è anche questo: un momento di riflessione e denuncia per non rimanere indifferenti di fronte all'odio e alla violenza.
La buona sorte ci riporta infine a sognare, dipingendo il nostro sogno con toni meno cupi, grazie alla messa in scena del tema dell'amor cortese, dove i due teneri amanti de "Il bacio" di Francesco Hayez si rincorrono scambiandosi sguardi struggenti. Per loro sfortuna però, irrompono in scena l'uomo con forcone e la donna del Midwest usciti dalla tela "American Gothic" dello statunitense Grant Wood, che nel ruolo di genitori della giovane fanciulla la richiamano al proprio dovere allontanandola dal giovane amante.
La ricchezza di opere d'arte presenti nel museo continua poi a farci sognare, riportandoci indietro nel tempo, quando ancora bambini andavamo con i genitori a vedere il circo con il suo clown.  Non è chiaro se quei personaggi sono usciti dalla tela di Seurat o di Chagall, ma le loro rappresentazioni ci permettono di vedere il mondo con una prospettiva diversa, quella dell'uomo di spettacolo. Il circo si trasforma, infatti, diventando teatro del più grande showman, quando un'angelica fanciulla vestita di bianco mi incanta con la sua voce suadente. È l'annuncio che lo spettacolo sta per finire e con esso il dipinto del nostro sogno. "Never Enough" riecheggia con vigore nelle orecchie di tutti gli spettatori, e in effetti la sensazione che si prova è proprio quella: non mai è abbastanza, vero? La magia dello spettacolo, la luce dei mille riflettori, tutte le stelle del cielo notturno, non saranno mai abbastanza per me.
E con la stessa umiltà dell'incipit dello spettacolo, si rivela il nostro custode che ora ci mostra la sua vera identità nell'autoritratto di Van Gogh, un artista che sognava di dipingere e poi, dipingeva il suo sogno.

Alessandro Cutelli

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