Il mondo è in fiamme!
Si è da poco
conclusa la 26° Conferenza delle Parti (Cop26 di Glasgow) delle Nazioni Unite
sui cambiamenti climatici e, malgrado l’intesa raggiunta da alcuni Paesi, si è
arrivati ad un compromesso che non elimina l’utilizzo dei combustibili fossili,
bensì si prevede una progressiva riduzione dell’utilizzo del carbone,
principale fonte energetica responsabile dell’emissione di tonnellate di gas ad
effetto serra. Parallelamente al dibattito internazionale, i nostri alunni
delle classi terze si sono cimentati nell’analisi delle conseguenze derivanti
dall’utilizzo dei combustibili fossili, ricercando alcune possibili soluzioni
per una proposta di un nuovo Piano energetico sostenibile. Organizzati in
piccoli gruppi, i nostri studenti hanno iniziato a ricercare le informazioni
utili partendo dalla lettura di riviste scientifiche, libro di testo e articoli
di giornale, successivamente hanno sintetizzato i contenuti esplorati
rappresentandoli in forma grafica su un manifesto da presentare alla classe.
Gruppo di 3E |
Il grido di allarme che arriva dai nostri giovani si
basa su dati scientifici, in particolare su quelli dell’International Panel
on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite che prevede quali
conseguenze dovremmo aspettarci se mantenessimo l’aumento del riscaldamento
globale sotto gli 1,5 °C.
In sintesi, i gruppi di lavoro hanno stilato sette
prove d’accusa contro l’uomo, quale responsabile dei cambiamenti
climatici e, in diverse discussioni alla classe, hanno concluso che la
scienza non è democratica! La velocità della luce non si decide per alzata
di mano. Purtroppo, la rete ha dato la parola a tutti, e alcuni hanno inteso
questa opportunità come un dovere di parlare anche di cose che non conoscono,
illudendosi di capire un argomento dopo un quarto d’ora su Google. Ricordiamoci
che non basta dire il contrario di quello che dicono tutti per essere Galileo.
Bisogna pure avere ragione.
Gruppo di 3F |
Le prove contro l’uomo sono le seguenti:
1) aumento della CO2 in atmosfera che
ha un effetto “riscaldante” sul Pianeta, perché trattiene nell’atmosfera i
raggi infrarossi che la Terra riemette quando è colpita dalla radiazione
solare;
2) innalzamento del livello dei mari, che a partire
dal 1880 è salito di circa 30 cm generando fenomeni come maree, tempeste e
uragani;
3) acidificazione degli oceani, per via dello
scioglimento dell’anidride carbonica nell’acqua, portando la modifica degli
habitat degli animali;
4) fusione dei ghiacciai, di cui abbiamo già perso
più di 279 miliardi di tonnellate di ghiaccio l’anno;
5) spostamento di ecosistemi, per via del cambiamento
di temperatura e di conseguenza dell’umidità e del regime pluviometrico;
6) intensificazione dei fenomeni estremi, come
alluvioni, tifoni, uragani;
7) aumento di ondate di calore/freddo, che hanno
portato conseguenze per la salute delle persone, siccità, e migrazioni di
popoli.
Gruppo di 3H |
Osservando i vari
manifesti prodotti possiamo enunciare anche le proposte di miglioramento
avanzate dai vari gruppi: dalla cattura di CO2, all’idea di opporre barriere fisiche
per respingere il calore solare in arrivo sulla superficie terrestre, o ancora
dall’energia solare a quella eolica, alla riforestazione delle aree verdi e
tante altre soluzioni.
“Non credi ancora ai cambiamenti climatici?
Allora prova a ripensare all’ultima volta che ha nevicato? in quel momento, pochi parlavano di riscaldamento globale; eppure, tutti vedevano la neve sciogliersi in poche ore, che peraltro era minore rispetto all’anno precedente, ma nessuno si preoccupava. Quello era uno dei tanti segnali, e se continuiamo ad ignorare il problema, non vedremo più la neve e tutto ciò che ci sembrava normale un tempo, come i ghiacciai delle Alpi dai quali si generano i fiumi che irrigano i nostri campi”.
Paolo Gallia, classe 3E
Credete veramente che il mondo non stia
cambiando? Credete ancora che non esistano i cambiamenti climatici? Beh, mi
dispiace che sia io a dirvelo, ma siamo arrivati ad un punto “di non ritorno” e
siamo proprio noi la causa principale di questa situazione. Tutti noi possiamo
fare qualcosa, anche un piccolo gesto, come evitare di prendere spesso l’automobile
a benzina, o lasciare il rubinetto aperto mentre ci spazzoliamo i denti, o ancora,
evitare di sprecare oggetti che si possono riciclare o riutilizzare. Sebbene
questi piccoli gesti possano sembrare insignificante, in realtà tanti piccoli
gesti sommati nella massa possono fare la differenza così, a piccoli tasselli, possiamo
contribuire ad evitare la rovina del nostro Pianeta. Che ne dici di dare il tuo
contributo attraverso l’uso di buone pratiche di uso quotidiano?
Asya Campanale, classe 3H