Il
10 ottobre 2024, alcune classi seconde della scuola Jona tra cui la 2F, hanno partecipato a una giornata speciale, tra
storia, cultura e ambiente, lungo la storica linea ferroviaria Asti-Chivasso.
Questa tratta, inserita nel progetto “Binari senza tempo” della Fondazione FS,
è stata scelta per il suo valore storico e paesaggistico. Attraversa splendidi
paesaggi e presenta manufatti unici, realizzati in uno stile architettonico
tardo ottocentesco dall'ingegnere svizzero Giacomo Michele Sutter, che ha
saputo unire influenze svizzere e italiane in modo armonioso.
Gli alunni di 2F sul treno storico.
La
giornata è stata parte del progetto “LOCO LAB”, che mira a sensibilizzare le
nuove generazioni su temi sempre più attuali come l'ecosostenibilità e la
conservazione del patrimonio ferroviario. Durante il viaggio, gli studenti
hanno avuto l'opportunità di viaggiare su un treno storico, fermandosi nelle
stazioni di Montiglio Murisengo e Cavagnolo Brusasco.
L'arrivo in treno alla stazione di Montiglio Monferrato.
A
Montiglio Monferrato, i ragazzi hanno partecipato a una serie di laboratori
didattici che li hanno guidati attraverso diverse tematiche. Hanno scoperto
l'importanza storica della ferrovia, il ruolo che ha avuto nello sviluppo del
territorio e nella mobilità sostenibile.
Il modellino della linea ferrovia Asti-Chivasso.
Tra le attività più apprezzate, il
laboratorio di Fermodellismo, dove hanno potuto osservare fedeli riproduzioni
dei treni utilizzati in passato, dalle locomotive a vapore fino ai mezzi più
moderni.
Il trifulau (cercatore di tartufi).
La
visita si è estesa a luoghi di grande valore culturale, come la Chiesa Romanica
di San Lorenzo e la Cappella di Sant'Andrea al Castello di Montiglio, dove
hanno esplorato tesori artistici e storici del territorio.
Affreschi trecenteschi della Cappella di Sant'Andrea nel Castello di Montiglio.
Nel
pomeriggio, la visita è proseguita a Brusasco con un laboratorio dedicato alle
meridiane, simboli storici di grande fascino, e una passeggiata nel Parco delle
Meridiane di Palazzo Ellena in cui nell’annesso edificio che ospita la
biblioteca pubblica, hanno potuto ammirare una mostra di dipinti sul tema del
femminicidio.
Il figlio del maestro delle Meridiane.
Questa
esperienza ha permesso agli studenti di riflettere sull'importanza di uno
sviluppo sostenibile e sull'uso responsabile dei mezzi di trasporto. Il viaggio
in treno storico, immerso nel contesto delle manifestazioni locali come la
Fiera Nazionale del Tartufo di Montiglio, ha rappresentato un’opportunità unica
per coniugare apprendimento, scoperta e divertimento.
ALCUNI PENSIERI DEGLI ALUNNI DI 2F
“Un’attività che mi è piaciuta
è quella di Federmodellismo: ci hanno spiegato come si crea la base di un
modellino ferroviario. La parte più curiosa è stata l’applicazione dell’erba
realizzata utilizzando materiali di uso comune come l’ammazzamosche.”
Lorenzo Marchesini
“Abbiamo visitato la cappella
di Sant’Andrea che, oltre ad essere bella, custodisce anche una leggenda detta
“Delle scarpette azzurre per il fantasma di una ragazza.”
Giulia Poli
“Interessante la descrizione
dello storico prof. Macchia che ci ha accolto presso i locali del Municipio di
Montiglio, alle cui pareti si potevano ammirare tantissimi quadri che
rappresentavano diverse edizioni del Corriere della domenica.”
Giacomo Braccini
“Durante la tappa al
padiglione di Legambiente abbiamo fatto una gara divisi in due gruppi parlando
di biciclette, treni e sostenibilità.”
Ilaria Biscia
“L’attività che mi ha più
colpito è stata la caccia al tartufo: ci hanno portato in un piccolo prato con
molti alberi e, al centro, si trovava un signore col suo tenero cane. Il
padrone ci ha dato una dimostrazione di come si cercano i tartufi. La cosa più
bella è stata l’amore fra il cane e il padrone.”
Beatrice Ratti
“Sempre a Montiglio abbiamo
visitato la pieve di San Lorenzo: ogni capitello aveva disegni molto
particolari. Quello che mi ha colpito di più è quello raffigurante le sirene a
due code.”
Bryan Sadiku
Capitelli romanici della chiesa di San Lorenzo a Montiglio.
“Nel pomeriggio Mario Tebenghi
ci ha raccontato la storia di suo padre che progettava le meridiane e
all'interno del padiglione che ci ospitava abbiamo potuto ammirare
un’esposizione dei suoi lavori.”
Matteo La Vacca
“Mi sarebbe piaciuto dedicare
più tempo all’ultima tappa dove si potevano ammirare i volti disegnati da
ragazze che raffiguravano donne vittime di femminicidio. È stato molto toccante
e ci ha fatto riflettere.”
Sei un mito è stata
un'attività interdisciplinare, svoltasi nel corso dell’A.S. 2023-2024 che ha
visto coinvolti i ragazzi della IG allo scopo di approfondire il mito, produrre un racconto originale e
rappresentarlo attraverso un prodotto grafico, con il supporto degli insegnanti
d’italiano (Daniela Romagnoli), musica (Marco Di Cianni), religione (Antonella
Bianco), alternativa (Marianna Rosella) e arte (Chiara Mossino).
Divisi in gruppi,
gli alunni hanno plasmato con la loro creatività una storia che spiegasse la
nascita: dei fiumi, delle colline, del Sole, della Luna, dei fiori, delle
stelle, del fuoco e dei fulmini.
Dopo l’esperienza
come scrittori, si sono trasformati in veri e propri artisti, per dar vita
graficamente alla loro opera.
Nel video li
vedremo impegnati a disegnare, incollare, stracciare e comporre, con tecniche
miste e materiali da riciclo, un elaborato formato da 4 fogli separati, la cui
unione ha prodotto e illustrato la loro storia sull'origine degli elementi
cosmogonici.
La scelta di
utilizzare più fogli, invece di un unico cartellone, è stata una scelta sia
pratica che didattica. Ciò per sottolineare che la cooperazione è possibile e
stimola la fantasia; inoltre, quest’attività è servita per mettere in gioco le
capacità di tutti i membri della classe, consentendo ai ragazzi di vivere
un’esperienza scolastica in modo alternativo e rilassato, come si evince dalle
immagini del video.
Non è stato
facile, all’inizio, individuare, raccogliendo le idee di tutti, quale sarebbe
stato il giusto percorso da seguire; come tutte le opere artistiche che si
plasmano in divenire, anche la nostra ha richiesto lunghe riflessioni, ma
l’impegno, la curiosità, momenti di rilassatezza e l’unione delle forze tra
allievi e docenti ha permesso di raggiungere con successo l’obiettivo
prefissato, potendo dire che la classe IG è stata davvero “UN MITO”.
Tra i
molti progetti attivati dalla nostra scuola è terminato, così, anche il
progetto “Storyboard” che ha riscosso molto interesse e partecipazione tra i
ragazzi. Finanziato dalla Fondazione CRT, il progetto ha permesso ai primi
ventitré studenti iscritti (tra le oltre sessanta iscrizioni) di avvicinarsi
allo “storyboarding”, promuovendo un
approccio consapevole verso le arti visuali, quali il cinema, il disegno,
l’illustrazione, e nello stesso tempo verso la scrittura.
Ma che
cos’è lo storyboard?
«Lo
storyboard è un termine inglese utilizzato per indicare letteralmente la
"tavola della storia"; è dunque la rappresentazione grafica, sotto
forma di sequenze disegnate, di un film. In italiano potrebbe essere tradotto
come "sceneggiatura disegnata" o "illustrata". Lo
storyboard può rivelarsi particolarmente utile in ambito didattico coniugando
la narrazione a una “scrittura” per immagini e avvicinando gli studenti ad
alcuni aspetti del linguaggio cinematografico.
Suddivisi
a piccoli gruppi come in una vera redazione di “storyboardisti”, gli studenti
hanno dato vita e “immagini” alla storia ambientalista di Nacho The Monkey, uno
scimmiotto pacifico a cui è stata improvvisamente rubata l’enorme banana
all’ombra della quale era solito addormentarsi; vestito di tutto punto, con
cilindro e cravatta, e trasferitosi in città per recuperare il suo amato
frutto, Nacho avrà a che fare con Uncle Jungle, il cattivissimo avvocato…
Una
storia che gli studenti hanno creato attraverso la tecnica del
"brainstorming", in cui ognuno si sentiva libero di aggiugere
particolari importanti, dimostrando attenzione e sensibilità per temi attuali
di cittadinanza, con accenni al mondo del lavoro e all'ecologia: una volontà di
guardare al futuro in maniera più matura rispetto all'età dei giovani studenti.
Al
gruppo di scrittura si sono poi aggiunti i gruppi specifici di disegno,
lettering, inchiostratura: lavorare in gruppo, ma come in una sola redazione,
ha permesso un esponenziale aumento di fiducia nei ragazzi, una maggiore
consapevolezza di sé, dell'importanza del confronto con gli altri e del sapere
anche rispettare le consegne.
Infine
tutte le tavole sono state presentate durante una "mostra finale" a
cui hanno partecipato parenti ed amici: un bellissimo momento di condivisione
in cui, se pure inizialmente molti dei ragazzi erano preoccupati di dover
esporre o parlare del proprio lavoro davanti ad un pubblico, alla fine si sono
dimostrati perfettamente a loro agio e soddisfatti dei risultati raggiunti».
Gregorio
Furnari, esperto esterno
Ecco i
nomi dei valenti e promettenti "storyboardisti":
-Siamo gli studenti del “Ci pensiamo
noi” gli artefici della scenografia dell’Auditorium Jona, qui in attesa di
assistere allo spettacolo teatrale di fine anno “Ci senTiamo”, in cui
trentacinque nostri compagni si esibiscono per dar vita ad un viaggio nella
storia dei mezzi di comunicazione di massa in Italia.
-Prendete posto allora, ma badate bene
che lo spettacolo che state per vedere è già famoso.
Il gruppo teatrale Jona,
infatti, è reduce dalla partecipazione al concorso internazionale di Teatro
scuola Tiziana Semeraro, del 31 maggio 2024 a Ostuni, dove si è aggiudicato due
riconoscimenti: il Premio Audience Choice, per l’originalità
della tematica trattata, e il Premio Tiziana Semeraro per
l’impegno civile nell’illustrazione del processo di evoluzione del sistema
mediatico e comunicativo.
A guidarci in questo viaggio
immaginario è la voce narrante di Marco Carniato, il nostro volontario
del servizio civile, nei panni di uno scienziato sgangherato che sembra uscito
dal film “Ritorno al futuro”. Dopo aver finito di preparare la macchina del
tempo il nostro mentore ci porta indietro sino al 1917, quando i cori degli
Alpini consolavano l’angoscia delle madri in attesa dell’arrivo della posta dei
propri figli mandati a combattere al fronte.
L’arrivo in scena di un’ansimante
e sorridente postina, Matilde Rossi, ci fa comprendere come in quegli
anni la diffusione delle notizie fosse così lenta che l’angoscia dei genitori di
un soldato in guerra, impersonato da Iris Piga, aumentava giorno per
giorno, così l’attesa del padre, Simone Scozzaro, e della madre, Sara
Massa, si faceva sempre più tormentata, mentre i fratellini più piccoli, Alessio
Battistuta e le gemelle Sofia De Vincenti e Fibi Selwanes, occupavano
la giornata nell’attesa dell’arrivo della lettera postale che costituiva di
fatto un mezzo di comunicazione orizzontale, ossia tra due soli interlocutori.
“Vois sur ton chemin/
Gamins oubliés, égarés/ Donne-leur la main/ Pour les mener vers d’autres
lendemains…” cantano in coro le voci bianche de “Les choristes” portandoci
negli Anni ’30, quando la comunicazione inizia ad avvenire quasi in tempo reale
grazie alla diffusione del telegrafo elettrico sviluppato molti anni prima da
Guglielmo Marconi grazie all’oscillatore di Rudolph Hertz ma anche grazie alla
radio.
“Si parla solo e sempre
di politica! Questa radio non sa fare altro” recita la deliziosa sarta, Lucia
Rosa, intenta a riparare un abito corto stile Charleston con le
caratteristiche frange e piume che la portano a sognare di partecipare ad una
di quelle serate danzanti cui partecipano le sue clienti.
La scena cambia e, sulle
note di “Ba Ba baciami piccina”, ci lasciamo trascinare a ritmo di swing dai
passi di Lindy Hop eseguiti dal gruppo danza, in una casa degli Anni ’40 dove
l’attore Aurelio Amerio e la moglie Ambra Scano stanno ricevendo
i telegrammi dal proprio figlio in guerra contro i nazisti. Con l’invenzione
del telegrafo senza fili si riuscì a trasmettere messaggi sotto forma di
segnali come quelli dell’alfabeto Morse.
Lo strumento che più di ogni
altro viene utilizzato dal regime fascista è quello radiofonico che, seppur
nato già nel 1895 grazie a Guglielmo Marconi e alle invenzioni di Tesla,
diventa un oggetto di uso domestico negli anni tra le due guerre mondiali.
Grazie alla sua efficacia comunicativa e al modesto costo, la radio (dal latino
radius, raggio, in riferimento alle onde elettromagnetiche irradiate) si
diffonde velocemente nelle case degli italiani. Ma la radio viene utilizzata
anche dalla propaganda di regime, come dimostra la scena del comandante nazista
interpretato da Valentino Dassano che con veemenza richiama i soldati chiedendo
loro di non cedere allo sconforto, di non esitare e non indugiare affinché essi
non vengano considerati come traditori della patria. In Italia, i primi decenni
di storia della radio sono strettamente intrecciati al fascismo, al suo impegno
per la modernizzazione del Paese, allo sforzo di controllare capillarmente ogni
tipo di informazione e di manifestazione culturale, alla ricerca crescente ed
esasperata del consenso popolare.
Segue uno tra i più
suggestivi intermezzi coreografici dello spettacolo, studiato in funzione del
tema della guerra, con i soldati che entrano in scena con passo cadenzato dando
luogo a coppie che si affrontano in una lotta corpo a corpo per poi,
all’incalzare del ritmo, trasformarsi in lottatori acrobatici che si sfidano in
un susseguirsi di interazioni repentine e potenti, fino alla caduta a terra dei
corpi esanimi. Irrompe un rombo di tuono e tutto tace, quando con estrema
grazia una leggiadra Anna Critelli entra in scena e, con estremo garbo,
si muove a passi di danza classica tra i corpi dei soldati constatando l’orrore
della guerra.
Osservandola ci sembra di vedere in lei la personificazione della
dea della pace Eirene che, nella mitologia greca, aveva due sorelle, Eunomia,
dea dell’ordine e del diritto, e Dike, dea della giustizia morale. Sembra che
alcuni uomini di oggi non abbiano capito il messaggio degli Antichi. La pace ha
per sorelle il diritto e la giustizia, senza di esse non cammina e, se manca la
pace, bisogna verificare se è stato leso il diritto o negata la giustizia.
Perché allora alcuni uomini malvagi non rispettano questi tre principî, fondamenti di una società civile?
Possiamo dire che questa danza ha reso visibile l’invisibile!
“Amore, i capricci son cose
ridicole …” cantava Eugenio Zambelli in arte Dino, al festival di Sanremo del
1968. Così la macchina del tempo ci porta negli Anni Cinquanta/Sessanta con
l’esibizione canora di Beatrice Ratti, Aurora Mirisola e Mia Rossi, preannunciando
l’arrivo della televisione, diffusa su larga scala a partire dal 1950 (in
Italia le prime trasmissioni della RAI cominciano il 3 gennaio 1954). Visti i
costi proibitivi, i primi televisori si diffusero a macchia di leopardo solo
nelle case borghesi dei ceti più abbienti, come la famiglia Locatelli di Adamo
Baino che, in attesa di assistere alla gara canora sanremese, si trova
costretta a condividere il televisore coi vicini di casa, i Caruso di Aurelio
Amerio. Il festival inizia e le note di “Volare” di Domenico Modugno,
interpretate da Mia Rossi, ci ricordano l’importanza del bel canto in un
Paese come l’Italia che ha dato i natali all’Opera lirica.
Approdiamo poi nel 1966
quando Mina cantava “Se telefonando”, ma stavolta a cantarla è la splendida
voce di Tomas Vargas Lomeli e così arriviamo alla diffusione dei
telefoni nelle case degli italiani, quando i nostri genitori, per evitare
rincari sulle bollette, ci impedivano di chiamare i nostri amici bloccando la
rotazione del disco con il lucchetto. Le tre protagoniste della scena, Iris
Dondi, Viola Priamo e Ambra Scano, ci fanno riflettere sul fatto di come
nella società di massa la comunicazione cambi al mutare del medium.
Siamo infatti negli anni della contestazione giovanile contro gli apparati di
potere dominanti e le loro ideologie, della guerra nel Vietnam, del superamento
del moralismo dell’autoritarismo e dell’emarginazione delle donne! Anni in cui
Lucio Battisti cantava “non sarà … Un’avventura”.
Erano gli Anni ’80, quando
una giovane Cindy Lauper, qui impersonata da Odia Precious, correva per
le strade di New York cantando “Girls just want to have fun” mentre
lungo i marciapiedi si formavano lunghe code alle cabine telefoniche per fare
una chiamata. A quei tempi non eravamo sempre reperibili come oggi e, per
chiamare la persona del cuore o i parenti, ci si affidava al prezioso telefono
pubblico a gettoni, monete e poi scheda magnetica. Certo, con lo smartphone
facciamo molte cose e le comodità sono tante, ma quel modo di comunicare era
così discreto, per nulla invasivo e meno nevrotico. Beh, talvolta un po’ di
stress ce lo dava anche il telefono pubblico, come dimostra il personaggio di Elisa
Garioni ferma in coda ad aspettare per più di venti minuti ad una cabina
occupata per telefonate futili, in tal caso andavamo proprio in bestia!
Cambia la comunicazione come
cambia la musica e a darci un reale scossone è la grinta ritmica di Odia
Precious che ci intrattiene con una canzone rap interagendo col pubblico
che si trova a dondolare su quei disagevoli gradini.
La macchina del tempo
continua a viaggiare spostandosi nel pieno degli Anni ’80 e poi ’90 quando il
modo di lavorare subisce una vera e propria rivoluzione, si parla infatti di
terza rivoluzione industriale, dalle calcolatrici e dalle scomode macchine
dattilografiche si passa al computer prima e poi alla nascita del World Wide
Web (nel 1992 presso il CERN di Ginevra, mentre Internet nasce nel 1969 su
impulso del Ministero della Difesa degli Stati Uniti) che stravolge il nostro
modo di comunicare. La comunicazione diventa circolare, ossia da molti mittenti
a molti destinatari. I tre attori in scena, Adamo Baino, Iris Dondi ed Elisa
Garioni, che disputano in un ufficio degli anni ’90 rimangono letteralmente
basiti all’arrivo del primo personal computer, il Commodore, annunciato da una
simpatica e buffa Giulia Gosetti che con la sua robotica lentezza
preannuncia che non è tutto oro quel che luccica (connessione Internet docet!).
Segue una seconda intensa
coreografia dello spettacolo, sulle note di Shania Twain incarnata da Beatrice
Ratti che canta “Man! I feel like a woman”. Il corpo di ballo si
dispone su due file, la prima di cinque elementi composta da Anna Critelli,
Carolina Strocco, Odia Precious e Vanessa Stabile, si
muove intorno e su una sedia da scrivania in perfetta sincronia e poi il gruppo
si alterna con la seconda fila composta da Alice Maressa, Serena
Cognetto, Anna e Giorgia Provera e Sithushi Fernando.
Entra in scena l’unico ballerino del gruppo, l’energico Riccardo Piermarino
che al centro della scena si muove all’unisono con il gruppo finché avviene la
ribellione delle ragazze che coordinandosi in una forbice di movimenti solleva
il ragazzo e infine lo vincola legandolo e imbavagliandolo sulla sedia stessa.
Concludiamo il nostro
viaggio ritornando al presente, con la comunicazione dei giorni nostri, e ci
troviamo nella camera di un giovane studente, Leonardo Feroleto, intento
a chattare con gli amici online, quando la madre, Sveva Viarengo, lo
redarguisce ricordandogli di fare i compiti perché non ha molto tempo da
dedicare al figlio, visti i numerosi impegni giornalieri. La comunicazione è
rapida ed istantanea ma è anche sovrabbondante, futile, e il vocabolario
cambia, nascono nuovi termini spesso infelici che imbruttiscono la nostra
lingua, come hackerare, che aggiunge ad hacker il suffisso “are” con un
processo che si trova applicato con grande sistematicità in altri termini come
smanettone! Internet ha risolto molti dei nostri problemi e ha cambiato la
nostra società, la comunicazione ora è circolare, chiunque può pubblicare in
rete, così i mezzi di comunicazione di massa sono diventati lo specchio della
società. Se con i mass media tradizionali il ruolo esercitato dai singoli era
prevalentemente passivo, nel Web 2.0, ogni singolo utente è diventato
determinante e tutto sembra orientato a una rinascita culturale, tuttavia
stanno emergendo dati allarmanti sull’analfabetismo funzionale, cioè sulla
capacità di comprendere adeguatamente un testo. I giovani di oggi vivono una
vita digitale che spesso prevarica quella reale e questo determina una maggiore
superficialità con limitazione della profondità di elaborazione. “Bro” = fratello,
“boomer” = per schernire le persone della generazione precedente, “sciallo” =
rilassato, “ghostare” = sparire nel nulla, sono solo alcuni dei nuovi termini
utilizzati dai ragazzi sui social. Termini derivati dal mondo angloamericano,
dal rap, da Internet e dal mondo digitale in genere che non ampliano la sfera
comunicativa ma la deformano acriticamente. Allora cosa ci suggerisce di fare
la voce narrante, il nostro scienziato che ci ha portato in questo viaggio
indietro nel tempo? Non demonizziamo l’uso dei social e dei nuovi sistemi comunicativi
purché se ne faccia un uso consapevole e responsabile, il limes è molto
incerto ma comunque vada, “ci sentiamo”!
Alessandro Cutelli
Autrice:
Roberta Pucciariello
Regista e vocal coach: Dario
Inserra
Coreografe:
Valeria Parello e Marianna Rosella
Scenografi:
Simone Busco, Chiara Zarantonello, Beatrice Bella, Giulia Cenerario, Marianna
Rosella, Roberta Pucciariello, Gianluca Assandri e …
Gli alunni del “Ci
pensiamo noi”: Emanuel Goli, Chiara Greca, Davide Lavacca, Llangu Moena,
Isra Medqoun, Genesio Ndoj, Melissa Pirolo, Adam Yakdan, Valentina Cioffi,
Alice De Martinis, Ginevra Dragna, Emanuel Ruta, Timofy Tuss, Rebecca
Bombaciglio, Matteo Giampietri, Umberto Cadeddu, Siria Montalto, Elisa
Salvador, Nicolò La Bruna, Rebecca Pasqualini, Giovanni Bianco, Arianna De
Luca, Virginia Sicco, Aliba Ashgar, Hana Dervishi, Nataniel Barbaran, Anastasia
Druzhynina, Matteo Scalzo, Imad Jididi, Eriona Kasa, Sabrina Monaco, Peter
Testimoni.
Cast:
Arianna Dal Bello 1C, Serena Cognetto 1C, Adamo Baino 2C, Ambra Scano 2C, Sveva
Viarengo 2C, Alessandra Cococi 1B, Noemi Filizzola 3E, Aurelio Amerio 2G, Iris
Piga 2G, Alice Maressa 3G, Alessio Battistuta 1G, Sara Massa 1G, Aurora
Mirisola 1D, Fibi Selwanes 1D, Mia Rossi 1D, Beatrice Ratti 1F, Sofia De
Vincenti 1F, Viola Priamo 1F, Giulia Gosetti 1F, Carolina Strocco 3H, Elisa
Garioni 3A, Rosa Lucia 3A, Odia Precious 3A, Iris Dondi 3C, Matilde Rossi 2D,
Simone Scozzaro 2F, Anna Critelli 2F, Anna Provera 2F, Sithushi Fernando 2H,
Giorgia Provera 2H, Valentino Dassano 2A, Riccardo Piermarino 2A, Vanessa
Stabile 2A, Leonardo Feroleto 2A, Tomas Vargas Lomeli.
Si ringrazia Arianna
Panico (ex studentessa Jona) per la preziosa partecipazione canora alla
prima dello spettacolo.
Finalmente, dopo qualche anno di interruzione, le classi
terze bilingui della Scuola Jona sono tornate in Francia, per la storica Visita
di Istruzione a carattere di educazione ambientale. Destinazione: La Ciotat,
dove, nella splendida cornice dei paesaggi della Costa Azzurra e favoriti da un
clima fortunatamente soleggiato, i ragazzi hanno potuto vivere un’esperienza
davvero coinvolgente. Guidati dagli operatori madre lingua dell’Atelier bleu
CPIE (Centre Permanent d’Initiatives pour l’Environnement) di La Ciotat,
i ragazzi si sono messi in gioco in varie attività: la caccia al tesoro nel Parc
du Mugel con tema l’impatto dell’uomo sull’ambiente, l’escursione sull’IleVerte alla scoperta della vegetazione mediterranea e della nidificazione
dei gabbiani, e, soprattutto, lo snorkeling. Con muta, pinne, maschera e
boccaglio i ragazzi si sono immersi nelle acque cristalline della Calanque
du Mugel per un’esperienza indimenticabile che mette in campo competenze
motorie, linguistiche e scientifiche.
La parola ai ragazzi:
La visita di istruzione in Francia ha emozionato ed
entusiasmato sia me che i miei compagni. Fin da quando siamo entrati nei
bungalow sapevamo che sarebbe stata indimenticabile. Le attività (lo snorkeling
è stata la più bella) hanno divertito e sono state nuove esperienze per tutti,
soprattutto perché in FRANCESE! A tutti è piaciuto stare insieme, con i
professori e le altre classi, ma sicuramente ciò che ci è piaciuto di più NON è
il cibo!!!
(Elena Marello 3E)
La gita di istruzione in Francia ci è piaciuta molto, perché
abbiamo fatto attività che non capita di fare tutti i giorni, ma anzi, sono
esperienze uniche. Lo snorkeling è stato il nostro momento preferito, in quanto
era la prima volta che vedevo bene l’intero ecosistema marino e mi immergevo
con muta e pinne in acqua: una “completa immersione” nella lingua francese!
(Fabio Marocco e Arturo Avoletta 3F)
La gita è stata un insieme di emozioni e ci ha aiutato a
crescere. Abbiamo fatto nuove ed inaspettate amicizie e abbiamo condiviso molti
momenti speciali, che ci rimarranno per sempre nel cuore. Ci siamo messi alla
prova comunicando con le persone francesi e approfondendo la conoscenza della
lingua. È stata un’esperienza indimenticabile!
(Sofia De Martinis, Chiara Ferrara, Giulia Korteshi e Emma
Garetto 3G)
Gita a Bibione (VE) classi seconde e 2 terze
Tutte le classi seconde insieme alle due classi terze di Inglese
potenziato si sono recate presso il Villaggio turistico internazionale di
Bibione, vicino Venezia, per svolgere attività sportive e gare di beach volley
in lingua Inglese.
Il tempo non è stato dei migliori ma fortunatamente siamo riusciti a svolgere molte attività come city-bike, tuffi in piscina con acqua riscaldata, zumba, e beach volley.
Gita ad Avigliana per le classi prime
Grande apprezzamento per le uscite didattiche delle classi prime ai laghi di Avigliana che si sono svolte nel mese di aprile e maggio ultimo scorso.
Le classi si sono alternate tra le attività proposte di: orienteering, canoa singola e doppia, SUP (Stand Up Paddle), gommone. Le varie classi venivano suddivise in sottogruppi e si sperimentavano nelle proposte sportive durante l'arco della giornata, sviluppando la collaborazione all'interno dei gruppi, la scoperta di nuove abilità ludico-sportive e il riavvicinamento alla natura.
A seguito della mostra temporanea
"La Canestra di Caravaggio", ospitata dal 25 novembre 2023 al 7
aprile 2024, le scuole di Asti hanno partecipato al concorso finalizzato alla
valorizzazione dei soggetti e delle tecniche pittoriche legate alle opere
esposte.
La nostra scuola ha partecipato con la classe 2E, coadiuvata dal
mitico Jacopo Penna di 3H, classificandosi così al secondo posto per la
categoria Scuole secondarie di primo grado.
L'esperienza ha permesso ai ragazzi di
mettersi in gioco apprezzando ancora di più il valore del nostro patrimonio
storico-artistico.